Sono settanta gioielli preziosi i racconti raccolti nel libro. Non avevo apprezzato fino ad ora la bellezza ed il valore dei racconti, penalizzandoli anche nella mia libreria, in cui sono rimasti intonsi per anni, nella stupida convinzione che il romanzo avesse un senso di compiutezza che ad essi manca. Ma quali racconti avevo letto fino ad oggi?
Questi di Cechov sono splendidi, sono un estratto aromatizzato dell’esistenza, come un profumato tè servito da un samovar sempre caldo. Gli aromi che si spandono nell’aria sono diversi, si mescolano tra loro quelli più dolci quali l’amore e la tenerezza, con quelli nefasti, consistenti in inganni, tradimenti e miserie, insieme con altri tremendi con cui si ha a che fare ogni giorno, quali solitudine, vecchiaia e malattie. Il risultato è l’aroma misterioso dell’esistenza e del disagio dell’uomo, che viene osservato dallo scrittore con il suo lucido occhio di medico, consapevole però che non da occhio (né olfatto) umano, che si ferma alla superficie, è afferrabile tale aroma, ma con l’ ”occhio” di una forza misteriosa che unisce uomo e natura, una potenza incomprensibile che ci sovrasta ed è inutile voler comprendere. E così la galleria di personaggi che Cechov offre, impiegati, medici, contadini, nobili, poveracci, attori, vedove, giovani innamorati, anziani, studenti, malati, viaggiatori e tanti altri viene raccontata presentando ognuno nella propria quotidianità, nei gesti e nelle parole di ogni giorno, che nascondono un senso profondo, un aldilà inafferrabile ed impalpabile, di valore universale, che ci rende affini con essi, come nudi davanti ad uno specchio in cui si riflette “quella tenue, appena afferrabile bellezza del dolore umano che non tanto presto si imparerà a capire e a descrivere e che soltanto la musica, pare, sa rendere” .
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