"Il mio nome è Asher Lev" è uno dei miei romanzi preferiti. L'ho letto e riletto, e talvolta ne ripercorro qualche passaggio, quando voglio trovare una risposta. Ripenso, talvolta, alle pagine meravigliose, in cui il piccolo Asher descrive e disegna la madre, ai suoi primi anni, alla semplicità disarmante delle sue domande. Per tanto tempo ho evitato di leggere questo romanzo, perché avevo il terrore che rovinasse la magia del primo. Poi, vinta dalla curiosità, mi son decisa ad acquistarlo, e a leggerlo senza pregiudizi o altro.
Il risultato è stato quello di leggere un romanzo che, apparentemente, sembra un seguito, ma alla fine non lo è. Asher è un uomo adulto, che ora si scontra con altri problemi, con altri giudizi, con altre questioni, in modo particolare sul piano familiare, che rimandano a quelle meschinità che accadono in molte famiglie. Eventi che affronta con presunzione, chiudendosi in una cortina di ferro, apparendo spesso e volentieri presuntuoso, che circonda di dialoghi a volte surreali, oltre a scatenare (almeno nel mio caso) una curiosità enorme nei confronti dello chassidismo.
Non va affrontato senza aver prima letto "Il mio nome è Asher Lev", mancherebbe la base, e sarebbe materialmente impossibile seguire attentamente l'evoluzione di questo personaggio, nonché il suo conflitto interiore, ma definirlo un sequel è, a mio parere, abbastanza riduttivo