Delle migliaia di testimonianze raccolte nell'archivio dell'isola di cernita, riporto quella di un meridionale. Buffo tradurla in italiano dall'inglese, in cui fu pensata e trascritta. "Mi avevano detto che a New York le strade erano lastricate d'oro. Quando sono arrivato mi sono accorto subito di tre cose: una, non c'era nessun oro per le strade; due, che no erano nemmeno lastricate; tre, che le dovevo lastricare io."
Quelli che viaggiano adesso senza porto di arrivo, accatastati su scialuppe e zattere, non sono attirati da leggende luccicanti, come il nostro emigrante del secolo scorso. Sanno che l'oro del sacrificio e del lavoro duro ce lo devono mettere loro. Sanno da diretta fonte l'asprezza micidiale del passaggio, lo sbarco di fortuna senza vitto, alloggio e senza la misericordia di un sorriso. Eppure puntano tutto il gruzzolo della vita in un solo lancio di dati sulla superficie del deserto e del mare. Nessuno sbarramento, ostacolo, minaccia, li scoraggia. Sono invincibili per numero e per volontà. Vengono a lastricare strade, a vendemmiare, a raccogliere olive, pomodori, mele, impastare calce, custodire bestie nei campi e anziani a domicilio. Vengono a vendere a buon mercato la loro sola merce, a noi preziosa e urgente: la forza di lavoro.
La scrittura sacra onora lo straniero, non per la sua merce di bracciante, lo onora e basta, senza tornaconto. Raccomanda di lavare i piedi al pellegrino, all'ospite improvviso. Neanche deve attendere che bussi all'uscio: Abramo di precipita incontro ai tre che vede da lontano avvicinarsi al suo accampamento, alle querce di Mamre. La scrittura sacra onora lo straniero perché è seme del mondo, perché alla specie umana fu chiesto di moltiplicarsi e riempire le facce della terra. E prescrive di amarlo: "E lo amerai come te stesso perché stranieri foste in terra d'Egitto" (Levitico/Vaikrà 19,34). E stranieri furono per quarant'anni di deserto condividendo manna in parti uguali, luoghi e tende, passi, fermate e un'alleanza stretta con la divinità scesa sul Sinai.
Straniera è la specie umana sulla faccia del mondo: "Perché mia è la terra e stranieri e residenti siete voi presso di me" (Levitico/Vaikrà 25,34). Forestiero è la condizione di partenza, la premessa. Senza di questa è facile ubriacarsi, prendersi per padroni del suolo, dell'aria, dell'acqua e del fuoco, spartirsi tra pochi le quote abusive di un condominio del mondo.