Meno incisivo de "il nuotatore" ma comunque molto bello, nella sua combinazione di atmosfere pacate, splendide descrizioni, note di colore ed improvvisi piccoli incidenti che assumono presto una connotazione quasi metafisica. Ecco, la venatura metafisica di certi squarci nel telo a me sembra una costante di tanta letteratura americana WASP. Più che una "religiosità di popolo", mi sembra, si sente la dolorosa assenza di senso e la vertigine che questa procura. L'Italia e gli italiani che avvolgono queste storie sono al tempo stesso poetici e crudeli, pittoreschi e sgraziati; e sono uno specchio implacabile dei difetti americani. Per l'ultima storia, Boy in Rome, oltre che 6-7-8 stelle, vorrei poter prendere Cheever sottobraccio, a Roma, offrirgli un caffè, camminarci assieme lungo il Tevere, salire al Pincio e poi, sempre senza dire nulla, aspettare che le ombre si allunghino quiete sulla città. Invece con il signor Fandango, che ha preso il libro di racconti di Cheever e li ripubblica libercolo per libercolo, tre alla volta per massimizzare il suo profitto, no, nè colazione, nè aperitivo, grazie.