Essenzialmente è un'opera di storia economica con una particolare ed eccentrica visione degli eventi che, tra il 1916 e il 1933, condussero alla definitiva egemonia americana sull’economia globale.
Lo considero uno dei libri più strani che abbia mai letto. Innanzitutto, per la sua forma. La narrazione non è continua ma spezzettata in periodi di lunghezza variabile, tra le tre e le quaranta righe, scritti in uno stile ornato, a tratti lirico, che stride molto con le materie tecnicissime di cui tratta: principalmente economia monetaria e creditizia, macroeconomia e scienza delle finanze (tutte da padroneggiare ad un livello assai più che superficiale, pena l’inutilità della lettura).
Ma anche il contenuto è particolare. La storia viene tracciata attraverso brevi flash di vita dei protagonisti, estrapolati dalle biografie, dai giornali d’epoca, dagli epistolari, a volte da semplici immagini fotografiche. In una sequenza a volte accelerata, altre rallentata e distorta, ci scorrono innanzi Woodrow Wilson, John Maynard Keynes, Lenin, Hjalmar Schacht e Montagu Norman, ma anche Charlie Chaplin e Walt Disney e molti altri più o meno noti, ciascuno colto nell’attimo che meglio descrive il suo tempo e il suo ruolo.
A suo modo è un libro affascinante e divertente, oltre che istruttivo, ma dovrete affrontarlo con accortezza perché propone una duplice sfida di lettura. Limitandosi a gustarne lo stile, raffinato e fastoso, si rischia di trascurarne il contenuto: che non è poca cosa. Allo stesso tempo, concentrandosi sulla materia, può darsi che la scrittura così particolare possa distrarre e, alla fine, irritare.