Una lettura così semplice che ho quasi pensato: “avrei potuto scriverla io”! La storia diventa lentamente avvincente e coinvolge il lettore introducendolo in quel mondo povero, a volte sguaiato e violento e pur desideroso di riscatto sociale. Una letteratura, mi son detta, in cui trova spazio la Napoli dei bassifondi napoletani degli anni ‘50 e ’60 in cui si annidano miseria, vizio e criminalità. Sfuggire alla miseria è legittimo ma qui lo si può fare solo attraverso il crimine. Lila e Lenù: le osservavo nella lettura e mi apparivano immerse in un mondo in cui si sentivano estranee. Lila, ossessionata dalla sua condizione sociale, vuole far sì che la piccola e povera bottega del padre diventi il trampolino di lancio per una produzione di scarpe di classe e di alta qualità e per questo accetta, su insistenza della famiglia, di fidanzarsi con Marcello Solara. Lila è bella, è la più bella di tutto il rione, è intelligente e naturalmente brava e dotata. E così, mentre leggevo, pensavo che prima o poi sarebbe sfuggita dalla morsa e dal condizionamento sociale, liberarsi da un mondo capace di trarre solo il peggio da lei. Avrà solo la forza di lasciare Marcello Solara e legarsi a Stefano Carracci, anche lui con una buona e solida posizione sociale e che come il primo dovrà aiutarla a perseguire il suo sogno. Il sogno si interrompe e si frantuma il giorno stesso del matrimonio. Nella grande “caciara” dei festeggiamenti Lila si accorgerà che Marcello Solara indossa le scarpe, le prime della sua produzione, come mai? Lenù, estremamente caparbia, ma nella sua evoluzione è aiutata di più dalla famiglia. Il padre è un usciere, uno di quelli che, anche se non guadagna molto, ha uno stipendio sicuro e questo gli garantisce in qualche modo di restare al di fuori di quel mondo che invece condizionerà la vita di Lila. Le donne fanno sicuramente una bella figura, appaiono in modo diverso determinate ed in fondo entrambe geniali, si interrogano e sono consapevoli ma entrambe non riescono a liberarsi del maschio, tutti i personaggi nel libro di sesso maschile meritano di essere definiti così. Sono prepotenti e non ambiziosi, amanti senza sentimenti, avidi e senza quel pizzico di generosità che li faccia sentire umani, desiderosi di apparire senza essere.