La cavalcata selvaggia by Carlo Grande
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Un'avventura di umano coraggio all'interno di una cornice naturale e selvaggia. Il protagonista, Pribaz, è un pilota da guerra italiano fatto prigioniero dalle truppe britanniche durante la Seconda guerra mondiale e deportato in un campo di prigionia ai piedi dell'Himalaya. Costretto a far fronte alla durezza di un'esistenza che pare ormai senza scopo, giunto allo stremo delle forze dopo un fallito tentativo di fuga, Pribaz rinnega il fascismo e ottiene il permesso di compiere escursioni con i compagni di prigionia. Compirà una lunga marcia verso il lago Tso Moriri attraverso una terra popolata da pastori, orsi e carovane. Una marcia che sancirà il suo riscatto.

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CR 55
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Lettura più al maschile che al femminile, e un buon mix di storia, avventura e umanità. Liberamente ispirato a un fatto vero: i prigionieri italiani nel campo di Yol (in India), sei anni di vita vuota e noiosa arrabattandosi per trovare qualcosa da fare, nella totale inutilità, mentre nel mondo imperversa la Seconda Guerra con morti e distruzioni. Tra qualche tentativo di fuga andato male, lontani anni luce dalla realtà, dall'Italia e dalle loro famiglie, i prigionieri "dimenticati" ottengono il permesso di uscire dal campo anche per più giorni. È così che scaleranno per primi una cima dell'Himalaya che chiameranno Cima Italia. Belle le descrizioni dei paesaggi e toccante il ritratto del protagonista Pribaz, pilota fatto prigioniero in Egitto, che lascia una giovane moglie incinta (che non arriva a capire il senso della guerra). Un uomo chiuso e di poche parole, che non potrà conoscere il suo bambino e che troverà la "libertà" nello spettacolo delle montagne himalayane.