Il libro prende le mosse dalla controversia nata dopo la pubblicazione del famoso "I volonterosi carnefici di Hitler" di Daniel J. Goldhagen, che sosteneva una tesi provocatoria e contestata. L'antisemitismo, elemento costitutivo della cultura popolare (e non solo) tedesca, sarebbe stato il principale motore e motivo dell'adesione - spontanea - di molti tedeschi comuni alle operazioni di sterminio.
La tesi di Goldhagen, nonchè soprattutto l'impianto teorico di base e l'uso delle fonti, sono state duramente criticate (basta provare una ricerca su Google sulla "Goldhagen Finkelstein controversy", si trova anche un commento di Raul Hilberg sulla questione).
Il libro di Reuband e Johnson si pone un obiettivo in parte diverso, ossia vagliare l'effettiva conoscenza della Soluzione Finale da parte dei tedeschi ebrei e non ebrei, utilizzando un metodo di analisi tipico delle scienze sociali, ossia l'indagine diretta presso un campione di persone vissute all'epoca dei fatti.
Premesso che non ho titoli per disquisire sul metodo (che comunque non pare aver ricevuto critiche specifiche), il libro offre una interessantissima panoramica di opinioni, debitamente commentate, la cui lettura offre molti spunti di riflessione non solo propriamente storica ma anche umana.
La seconda parte del libro contiene l'analisi delle risposte ottenute dagli autori ed è ovviamente meno scorrevole ma altrettanto interessante e, fatto non trascurabile per un testo divulgativo, sintetica ed efficace.
Le conclusioni, come sottolineano gli autori, "attenuano ma non contraddicono le tesi di Goldhagen" quanto alla diffusione dell'antisemitismo in Germania. Tuttavia, emerge dallo studio che l'odio antiebraico fu significativamente influenzato dal progressivo affermarsi del nazismo nella società tedesca. Il che conduce a considerare che, almeno inizialmente, il successo del movimento hitleriano sia da ascrivere alla lotta alla disoccupazione e al ristabilimento dell'ordine pubblico.
Per quanto attiene alla domanda principale posta dagli autori, dalle risposte degli intervistati si desume che una percentuale significativa di tedeschi, ebrei e non, riuscì ad ottenere informazioni sufficientemente circostanziate dello sterminio ben prima della fine della guerra, il che non generò tuttavia alcun significativo movimento di opposizione alla dittatura.
La lettura di questo libro è stata per me molto interessante, anche per la sua struttura innovativa.
Il limite di questa, come di altre analisi "tradizionali" del fenomeno nazista, sta nell'assenza di una spiegazione credibile di come sia stato possibile convincere un numero non piccolo di persone comuni a partecipare ad azioni del tutto fuori dall'ordinario, anche in un contesto bellico.
Gli atti in questione erano estremamente violenti e sanguinari, oltre che palesemente privi di giustificazioni pratiche, dal momento che le vittime non potevano in alcun modo costituire (o apparire come) una minaccia.
Se la spiegazione data da Goldhagen non pare soddisfare gli altri storici del periodo, a mio parere questo resta comunque un interrogativo a cui dare una risposta.