Libro ammaliante come argomento, ma nei contenuti molto scarso.
Nella prima parte sono riportate quaranta interviste a 20 ebrei e a 20 tedeschi sulla shoa e sull'antisemitismo durante il Terzo Reich. Tutto sommato interessante, specie le testimonianze degli ebrei, si parte dall'antisemitismo dei primi anni del regime, fino allo sterminio, passando dalla Kristallnacht; anche se gli argomenti e i racconti sono quelli comuni alla gran parte dei libri sull'argomento. Invece nelle interviste dei tedeschi sembra, sempre, che tutti i testimoni vogliono apparire non antisemiti, poco convinti nazionalsocialisti e scarsamente coscienti degli abomini compiuti dai loro connazionali.
La seconda parte del libro invece analizza i risultati di una ricerca compiuta attraverso circa 500 questionari inviati, nei primi anni '90, ad altrettanti sopravvissuti. La disamina è molto statistica, e noiosa. Le deduzioni e i risultati appaiono più consoni a un libro di statistica e di sondaggi che ad un'opera storico/sociale.
A mio modestissimo parere, l'opera avrebbe dovuto sezionare e analizzare gli stati d'animo, i comportamenti, gli scritti del tempo, tipo diari o giornali, insomma affidarsi a fonti meno fredde dei questionari. Capire come sia stato possibile che i tedeschi, popolo con una grande tradizione: umanistica, filosofica e culturale invece abbiano creato la più imponente macchina di sterminio della storia dell'umanità.
L'obiettivo finale, secondo me, dovrebbe essere di riuscire a trovare una risposta all'interrogativo che probabilmente non avrà mai risposta, ovvero se i tedeschi furono solo degli esecutori materiali e ciechi esecutori di Hitler oppure complici attivi e consenzienti.