Io non sopporto gli scrittori sudamericani. E, onestamente, tollero poco pure quelli spagnoli e portoghesi. Insomma, la letteratura nelle lingue iberiche mi sta proprio sul groppone. Ormai lo sanno veramente un po’ tutti, pure gli scrittori stessi. Andatelo a chiedere a Isabel Allende, vi dirà “Margueritas Dulcevitas?! Sì sì yo soy qui es, es laquellas che me odias, porcacias miserias; non supuerta me, l’amigo Coelho, Marquez, por non parlares de Neruda, es una niña peperita ma la dobemos soportar”, appunto.
Quindi ogni volta che ci ricasco, ogni volta che do una possibilità ad uno scrittore di lingua spagnola o portoghese, lo faccio con circospezione, diffidenza e un discreto mucchietto di pregiudizi. La maggior parte delle volte ho ragione, ma ogni tanto mi sbaglio. Ed è questo il caso. E’ un saggio autobiografico (non so se è giusto definirlo così) sul mestiere di scrivere, sulla fantasia (la “pazza di casa” del titolo, secondo Santa Teresa d’Avila), sui libri; il problema del genere c’è, perché non è un romanzo vero e proprio, ma non è nemmeno un saggio, istituzionalmente parlando.
continua qua
ladydarcy.wordpress.com/2011/11/18/rosa-montero-la-pazza-di-casa