Libro doloroso sulla nascita, crescita, ma soprattutto morte di un sogno, di un'utopia. Io c'ero, anche se, avendo 10 anni meno dell'autore, avevo già chiaro, in adolescenza, che non saremmo andati da nessuna parte. Ma questa chiarezza non mi ha mai portato conforto: dove saremmo comunque andati non mi piaceva, non mi piace e mai mi piacerà...
Molte canzoni in questo libro; molte canzoni popolari che io cantavo ancora prima di capirne il senso. Bello, forse anche per questo. Parlavo pochi giorni fa, in occasione della morte di Paolo Pietrangeli, con un mio amico - con cui su questi argomenti difficilmente andremo mai d'accordo - che mi diceva che il Comunismo, quando si è concretizzato nella storia, ha sempre prodotto delle situazioni che definire distopiche è dire poco. Vero - come si può controbattere una simile affermazione, anche se bisognerebbe comunque approfondire e non è questo il posto - ma io ribattevo che l'idea per me rimane giusta. Che poi nella sua trasformazione non solo se ne perda il meglio ma addirittura se ne realizzi il peggio - l'opposto alle volte direi - è un po' quello che diceva, mutatis mutandis chiaramente, il buon Platone. Io però ribatto - e a lui così ribattevo - che l'idea, o l'ideale, forse non sarà realizzabile, ma un tenderci asintoticamente è la cosa migliore che possiamo provare a fare a questo mondo. Visto che io ad un altro non credo. E che ci credano ancora milioni di persone ha fatto - da sempre - comodo a chi il potere l'ha gestito (Carletto e l'oppio). Quindi, per dirla con Renato Covino, la Rivoluzione non credo che sarei in grado di sostenerla: l'acqua calda, ammetto, è un valore. Come gli assorbenti di cellulosa. Però facciamo del nostro meglio, please!