Quando adocchiai questo libro, un bel po' di tempo fa, lo ignorai bellamente. Non avevo mai sentito nominare l'autore (mi rendo conto, sono un'ignorante) e a pelle mi pareva una commediola romantica, il genere di libro che io, tendenzialmente, non leggo. Quando un romanzo però DEVE essere letto passa e ripassa sotto i tuoi occhi fino ad arrivarci sotto forma di audiolibro (narrato meravigliosamente, posso aggiungere) su @audible, e quindi cosa fai? Non lo scarichi e non gli dai una chance? Se ti chiama un motivo ci sarà... Il motivo c'è e non c'è. Il libro mi ha sorpreso, mi ha conquistato, mi ha intrattenuto con grande maestria fino a tre quarti e poi mi ha tradito sul finale. Quando l'ho concluso mi sono chiesta "Come può un libro essere così bello per tre quarti e poi chiudersi così male?". Eppure è così e a posteriori, avendo scoperto che questo romanzo ha vinto il Pulitzer nel 2018, il dubbio si è fatto ancor più insolubile. Ed è davvero un peccato, perché questo romanzo è per la maggior parte del tempo un piacere per gli occhi e le orecchie (non so dove voi percepite il piacere della lettura, per me è sempre nelle orecchie), scorrevole e divertente, con uno stile che riesce ad essere curato e intelligente senza essere borioso. Un romanzo strutturato alla perfezione che regala qualche momento introspettivo intenso, emozionante, e delle interessanti riflessioni sul mondo della letteratura, sulle relazioni amorose, sull'età che avanza. Ma di che parla dunque questo romanzo? Il titolo altro non è che il cognome del protagonista, Arthur Less, uno scrittore americano in preda a una potente crisi esistenziale: il suo ultimo romanzo è stato rifiutato dall'editore, il suo non-fidanzato con cui non-stava da 9 anni sta per sposarsi con un altro e lui sta per compiere 50 anni. Cosa fa dunque un uomo arrivato alla mezza età che si sente un fallito e che non vuole altro che scappare dal luogo in cui vive e dove tutto gli ricorda chi è? Accetta una sfilza di inviti in giro per il mondo che lo portano a volare da un Paese all'altro senza un vero senso, accompagnato (per la maggior parte del tempo) dalla propria striminzita valigia ma soprattutto da un sacco di ricordi e rimpianti. Non è un vero viaggio, per quanto attraversi l'intero globo (compresa Torino!), quanto un'odissea nella propria vita a ritroso, cercando un senso in ciò che ha vissuto e lo ha portato fino a lì, dove gli sembra di aver perso tutto, di non essere nessuno. Ciò che il lettore deve tener conto, nel leggere i discorsi e le riflessioni del buon Less, è che Arthur è tutt'altro che un buon giudice di se stesso. Lui si ritiene un fallito, un incapace, un uomo a cui per caso sono capitate un sacco di cose bellissime. In verità, però, è un uomo intelligente, sensibile, di cuore e, perché no, di bell'aspetto, che negli anni ha saputo farsi amare da molti nonostante la propria idiosincrasia per la mondanità e che con una goffaggine quasi inglese riesce sempre a cavarsela, anche nelle situazioni più impervie. Arthur Less non è capace di valutare se stesso anche perché non ascolta davvero coloro che gli stanno accanto, perso nelle proprie convinzioni su di sé al punto da ignorare messaggi o gesti di stima e amore. Arthur Less è un uomo frustrante e irritante per quanto è scemo a tratti ma vero, vincente e perdente insieme, complesso. Per questo seguire i suoi voli pindarici e le sue peripezie è stato bello e per questo mi è sembrato un peccato il finale, che pare un po' affrettato e pasticciato, assolutamente non all'altezza del resto del romanzo. Consiglio comunque la lettura (o l'ascolto) di questo romanzo per il viaggio, perché fa bene all'anima scavarsi un po' dentro, soprattutto se non si è più ragazzini e si è vista scorrere dietro di sé un bel tratto di vita.