IL PROFESSORE: La guerra non le ha ancora insegnato il diritto del più forte? Sta a casa mia, ha troppo freddo per andare via, sa bene di non avere via di scampo. (Fino a questo momento lui avanzava e lei indietreggiava. A questo punto lei si ferma).
MARINA: D’accordo. Dopotutto faccio male a dire di no. Non c’è niente di meglio per riscaldarsi.
IL PROFESSORE: E questa cinica pretende di essere innamorata! (Risata).
MARINA: Sono innamorata. Quello che lei sta per farmi non c’entra niente.
IL PROFESSORE: Capisco. (Con voce di testa). “Signore, avrà il mio corpo, ma non la mia anima”, no?
MARINA: Me ne frego di quello che avrà. Io avrò caldo, e questo è l’importante. (Va verso di lui a piccoli passi). Non vedo l’ora di essere fra le sue braccia per sentire il calore del suo corpo. Non sarà lei ad abusare di me, sarò io ad abusare di lei.
...
MARINA (continuando ad avvicinarsi a passi piccoli. Il professore comincia impercettibilmente a indietreggiare): Mi lascerò fare. (Voce neutra, inesorabile, ma senza ombra di aggressività). Vedrà, comincerà a piacermi fin dal primo istante, e sarà così davvero. (Sorriso ineffabile). Ma non sarà per la ragione che lei crede. Vede, Professore, nel momento in cui mi prenderà fra le braccia smetterò di soffrire, perché il suo ventre sarà tiepido.