Il Libro dei fulmini si muove su tre livelli: uno superficiale, prettamente narrativo, uno sottostante, geografico, e infine il terzo iniziatico.
1 E' la storia di Matteo che si trova coinvolto in un intrigo, fra complotti e antiche famiglie romane. Matteo, un giorno, si rende conto di avere uno strano potere, o meglio capacità, avendo visioni di gente morta. Così, con l'aiuto della sua ragazza, Silvia, e di un vecchio professore, si mette sulle tracce di cosa sta succedendo, muovendosi fra le diverse chiese romane e una discendenza che arriva indietro fino a oltre Cicerone. Trevisani prende una trama da narrazione alla Dan Brown e la destruttura, soprattutto calando il lettore nel punto di vista di Matteo (che è il narratore pure), facendo perdere di lucidità al tutto, dando un'aria allucinata e oscura alla vicenda. Però, ed è fondamentale, il Libro dei fulmini riesce a funzionare perfettamente anche come meccanismo narrativo, dove si vuole riuscire a comprendere cosa cazzo stia succedendo.
2 Uno dei punti fondamentali del romanzo cripto-archeologico è, ovviamente, la geografia dei luoghi. In particolare la loro apparente precisione. Quando il tipo, mettiamo Langdon, va in giro per Parigi la sua caccia ha senso narrativo soltanto se è realistica - con tutta la sospensione della credibilità possibile, ovviamente. Trevisani riprende anche questo aspetto, ma lo aumenta ai massimi livelli. La geografia di Roma assume un tono quasi maniacale nel racconto di Matteo. Ogni svolta, ogni strada, ogni chiesa, ci viene descritta e raccontata. Ma non è una narrazione fine a se stessa, o atta solo a sorreggere il viaggio di scoperta di Matteo: Roma è l'altra protagonista del Libro dei Fulmini. Trevisani racconta una Roma vecchia di due millenni, una città che raccoglie su di sé l'intera storia, una città viva - ma non nel senso di essere vivente, ma nel senso di corpo pulsante e in continuo mutamento. La Roma del Libro dei Fulmini è un corpo su cui Matteo si muove ed esplora, è la sua amata che lui, innamorato e perduto, percorre e disvela. Anche in questo caso, Il Libro dei Fulmini è un libro che funziona perfettamente come libro geografico, come una vera e propria guida all'interno di Roma - le sue vie, e soprattutto la sua essenza di città-mondo.
3 Ma Roma e Matteo sono due entità distinte fino a un certo punto. Così come Roma occupa duemila anni di storia, così anche Matteo. Il viaggio di Matteo dentro Roma per sondarne i misteri è un viaggio dentro se stesso. Ecco il terzo livello: quello iniziatico. Le due figure che sono a fianco di Matteo, Silvia e il professore, assumono il ruolo rispettivamente di archetipo femminile che risucchia la forza dell'uomo, distraendolo dal suo compimento spirituale, e di vecchio saggio che invece lo aiuta. Il viaggio quindi che compie Matteo è fondamentalmente un viaggio interiore: trentenne, annoiato e piuttosto distaccato dalla vita, Matteo sente una pulsione di morte sempre più forte, sempre più costante e vicina - l'ombra. Il suo quindi sarà un percorso per riuscire ad andare oltre, a ristabilire l'equilibrio della sua vita, a ricercare qualcosa che lo conduca lontano da questa vicinanza costante con la morte. Matteo non è più vivo e non è più morto. Il Libro dei Fulmini è il percorso della sua rinascita, che, come in ogni percorso iniziatico, potrà avvenire soltanto attraverso la morte. Non a caso il libro si apre con l'annuncio che Matteo è morto: soltanto morendo, si potrà rinascere.
[In realtà, ci sta un quarto livello, il livello esoterico. Il Libro dei Fulmini è un libro che compare anche nel romanzo. Il protagonista si chiama Matteo Trevisani, proprio come l'autore. Matteo Trevisani ha l'aspetto di Matteo Trevisani. Quindi? Qual è il livello esoterico? Forse che "il fulmine governa ogni cosa". Ma non devo essere io a dirlo. ]