In un modo o nell’altro non siamo quasi mai nel ritmo.
È tutto un controtempo, siamo una nota infilata nel momento sbagliato, che stona nell’insieme.
Non riusciamo mai a capire quando è il nostro momento, come il comico che sbaglia l’entrata.
E allora da che eravamo troppo avanti ci mettiamo in coda, lasciamo fare gli altri, ancora loro, quelli giusti, quelli che sanno tutto, quelli da imitare.
Diventiamo ai loro occhi i pigri, gli indolenti, gli svogliati, i ribelli, i reietti.
Ma ora conosciamo il nostro potere, conosciamo il nostro potenziale, sappiamo che i nostri tempi sono altri, a volte più rapidi, a volte più lenti, ma se ci soffermiamo a pensare a quante volte siamo stati indispensabili perché abbiamo intuito una situazione o salvato una circostanza o capito al volo qual era la strategia da prendere in considerazione, ecco che tutto riprende la sua giusta forma, il suo posto nell’universo.
Non ci ascolteranno sempre, ci ascolteranno dopo, pazienza, non è sempre un problema nostro, c’è il libero arbitrio, chi ci vuole bene davvero ci ascolterà.