Si danno, in questo affare strano e confuso che chiamiamo vita, circostanze e occasioni bizzarre nelle quali si prende tutto l'universo come un gran tiro birbone, anche se non se ne capisce che vagamente il senso, e si ha più che il sospetto che tutto quanto il tiro sia stato giocato soltanto alle proprie spalle. Tuttavia, niente serve a scoraggiarci[...]Si buttan giù tutti i fatti, tutti i culti, e le credenze, e le opinioni, tutte le asperità visibili e invisibili, per nocchiute che siano; come uno struzzo dallo stomaco possente trangugia pallottole e pietre focaie. E in quanto alle difficoltà e alle angustie di poco conto: prospettive d'improvvisa rovina, pericolo di riemtterci la vita o un braccio, tutte queste cose, e perfino la morte, sembrano non più che bottarelle date bene e con buona intenzione, allegre gomitate impartite da quel vecchio invisibile e inspiegabile d'un giocherellone. Il genere bizzarro d'umor balzano del quale parlo sopraggiunge soltanto in qualche momento di estrema tribolazione; coglie proprio nel bel mezzo di una disposizione seria di spirito, sì che ciò che poco prima poteva sembrare cosa di fondamentale importanza appare soltanto parte di quel gran tiro. Niente come i perigli della baleneria alimenta questa sorta libera e spensierata di filosofia da disperati...