La signora Lucy Angkatell e il marito Henry invitano degli amici a “The Hollow”, la loro residenza nella campagna inglese. C’e il dottor John Christow con la docile moglie Gerda, la cugina di Lucy, Midge Hardcastle, la scultrice Henrietta Savernake e uno strano ometto che somiglia a un uovo, il detective Hercule Poirot. E Veronica Cray, un’attrice ex amante di John, abita nella villa accanto. Naturalmente c’è qualche complicazione, e i personaggi non sono come appaiono: Gerda è depressa ma insofferente; tra John, Henrietta e il malinconico Edward, erede degli Angkatell, c’è un complicato intreccio sentimentale. Quando uno degli ospiti è ucciso, sarà Poirot a condurre le indagini, e non si lascerà ingannare da false piste. Come sempre nei romanzi di Agatha Christie, molti sono i personaggi e i possibili indiziati con un movente x commettere il delitto. I suoi gialli non sono sanguinosi, l’omicidio è quasi un inconveniente venuto a turbare la vita della rispettabile borghesia inglese di campagna, qualcosa da archiviare al più presto x poter riprendere una vita leggera e un po’ frivola nei suoi pettegolezzi. La Christie si diverte a suggerire indizi: una moglie meno stupida di quanto appaia, un’amante troppo altruista, una signora superficiale e distaccata, una donna egoista e vendicativa, una pistola gettata in acqua, dei fiammiferi abbandonati in un gazebo. Solo una traccia, però, condurrà alla soluzione del mistero, e forse non è tra queste. La soluzione non è impossibile da indovinare, perché nei gialli di Agatha l’assassino è sempre l’insospettabile, e il colpevole paga il prezzo del suo delitto, ma non è questa la cosa più importante. I personaggi sono scolpiti così vivamente che sembrano veri, e si finisce x affezionarsi a loro. Perché, spesso, gli omicidi non sono dei mostri, ma degli esseri umani con sentimenti e debolezze. E’ questo, a mio avviso, uno dei migliori romanzi della regina del giallo, ancora oggi indimenticata.