Per la prima volta ho voluto approcciarmi alla lettura di un romanzo fantasy, anche se come qualcuno mi ha fatto giustamente notare, "The ghost in love" non può essere considerato propriamente un fantasy. La mia constatazione dopo la lettura di questo libro è che probabilmente mi sono addentranto nel mondo di Jonathan Carroll e della Casa Editrice La Corte che seguo e di cui ho sentito parlare un gran bene con la lettura forse errata. Ho trovato le pagine lente, unite ad una scrittura troppo semplicistica in antitesi con una trama caotica, che seppur si presenti pregna di alcuni spunti interessanti, finisce per perdersi in un calderone di confusione e surrealismo estremo. Ho apprezzato enormemente i tratti filosofici rinvenibili in alcune parti del'opera, che tuttavia non vengono approfonditi come avrei desiderato, per fare un esempio: la teoria del desiderio di morte di Sigmund Freud, circa la quale L'uomo non cerca solo il piacere, ma in fondo agogna la propria morte come ritorno allo stato iniziale di non vita, e la scena di una donna di nome Danielle che ha avuto la stessa sorte del protagonista Ben, quella di non morire a causa di un inceppamento misterioso del sistema e che in un momento mistico si trova a fare i conti in una sorta di speed-date del passato con le sue persone di anni fa, dalla bambina alla adolescente. Insomma sebbene le premesse per un qualcosa di interessante ci fossero tutte, Carroll abbozza ma non affonda e il finale pure si perde in un limbo di accadimenti inconcludenti. Daró sicuramente un'altra possibilità alla La Corte, magari cambiando genere stavolta.