Il Tristobar non è il luogo migliore nel quale incontrarsi, un ambiente alquanto bizzarro in cui due uomini e diverse vicende dalle innumerevoli direzioni si intrecciano. Stracciari e Baistrocchi, i protagonisti di questa storia, proprio qui uniscono le loro strade, avvicinandosi e allontanandosi, seguendo gli Undici Treni di Paolo Nori (marcos y marcos).
Per definire l'ultimo libro dell'autore emiliano potrebbe essere per me facile parlare di un romanzo divertente, scanzonato, dai toni leggeri. Una lettura di intrattenimento piena di avvenimenti godibili. Nulla di più sbagliato.
Questo l'ho capito quando ho pensato alla commedia all'italiana, un filone che ha storicamente interessato il cinema nostrano, sfociando, con qualche sporadica eccezione, nella nostra letteratura. Oggi questa peculiarità, la vena ironica dal retrogusto amaro che tanto piace a noi lettori, si palesa soprattutto nei vari gialli dei numerosi commissari. Della tradizione di una letteratura più ironica invece, rimane forse, uno sporadico Stefano Benni. In tutto questo non avevo ancora scoperto l'intelligenza di Paolo Nori.
Questi undici treni sono macchinati da personaggi non nuovi ai lettori più appassionati poiché questo par essere uno dei tanti tasselli che compone l'universo noriano. Un macrocosmo da affrontare come sfida e al tempo stesso come gioco.
(...) io non ho una testa, ho una casa di tolleranza.
Questa una delle innumerevoli confessioni di Baistrocchi grazie alle quali dare una definizione precisa al tipo di predisposizione necessaria all'esperienza di lettura.
Gli scrittori saranno i comici, le espressioni saranno parassite, la sintassi sarà un segno distintivo. Ecco alcune delle caratteristiche con un unico comune denominatore: il legame con la parola.
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