Le distopie non sono che dolenti consapevolezze che si nascondono dietro le sembianze di sogni a occhi aperti (o semiaperti) e, come tali, noi, a torto, poco ci crediamo. Finché non si avverano.
Eggers ci soffoca con la stessa maestria con cui lo fanno Facebook, Anobii, Goodreads, Tumblr, Instagram, Google+ e simili Leviatani dell'informazione. Ma mentre questi ultimi istigano l'illusione di un'espansione affettivo-identitaria senza la quale non poter (re)stare al mondo (e la monetizzano con il nostro ignaro consenso), Il Cerchio smaschera pagina dopo pagina l'assoluta follia di un mondo iperconnesso, trasparente, condivisivo, dove tra il sé e l'altro/a non c'è confine, dove la realtà si esaudisce (esaurisce?) nella totale conoscenza, accessibile senza più limiti e per patologica pretesa che scavalca persino il diritto all'intimità e al silenzio. Niente resta fuori dal Cerchio, niente esiste senza il Cerchio, tutto è visibile attraverso il Cerchio.
Eggers è un profeta, con l'abilità di una scrittura semplice e ben strutturata. Disturba capire quanto siamo complici, ma ne vale la dolorosa pena.