estrellaroja

Di Buzzolan avevo già letto (e apprezzato moltissimo) "I nostri occhi sporchi di terra", poi -contrariamente alle mie abitudini, quando trovo una/o scrttrice/scrittore che mi piace- l'avevo un po' perso di vista. L'ho riscoperto con quest'ultima uscita e ho ritrovato di nuovo molti elementi che me l'hanno fatto apprezzare: la bella scrittura, gli argomenti trattati (la crisi seguente all'esplosione della bolla speculativa del 2008, un accenno agli anni della pandemia), la capacità di tratteggiare personaggi davvero interessanti. Insomma, bisogna proprio che recuperi le uscite precedenti e che non mi lasci scappare quelle future.

L'appuntamento con «un'indagine dell'ispettore Ferraro» è qualcosa di irrinunciabile, e sempre estremamente piacevole. Ogni volta si torna a respirare quell'atmosfera, ma senza ricorrere a cliché che possono logorarsi con il ripetersi degli episodi (e siamo già arrivati al nono). Biondillo, che scrive benissimo -lo sappiamo-, inoltre, sa sempre trovare argomenti nuovi e spunti interessanti. Questa volta è toccato al covid (è il primo romanzo che leggo ambientato in quei fatidici mesi iniziali del 2020), con quelle avvisaglie che tutti tendevamo a sottovalutare e che poi hanno fatto irruzione nelle nostre vite, travolgendole.

Continuo a non mutare la mia opinione sui singoli episodi scritti da Lucarelli su De Luca: molto ben scritti, molto interessanti per ambientazione e ricostruzione, avvincenti per le trame gialle, convincenti nel raccontare quel momento storico in cui tutto è cambiato (perché non cambiasse niente?). Leggerli è sempre un piacere.

La storia mi è sembrata davvero banale, senza alcunché che potesse smuovere il mio interesse. La scrittura, così frammentata e incline a procedere per accelerazioni e frenate, non solo non mi ha coinvolto ma mi ha perfino un po' infastidito. Sicuramente sarà colpa mia che non sono riuscito a cogliere qualcosa, ma davvero non capisco cosa ci abbia trovato chi di questo libro -e si tratta di più di una persona- mi aveva parlato bene. Finirlo è stata davvero una fatica.

È un libro difficile da etichettare, ma forse di etichette non ha bisogno. È un libro bello, poetico, ironico, che ad ogni pagina regala una buona ragione per leggerlo e una perla da ricordare.

La storia non è male, ma non l'ho trovata particolarmente interessante... e anche l'immancabile colpo-di-scena-finale-à-la-Bussy non si è rivelato poi questo gran colpo di scena.

Probabilmente non ha prodotto la stessa fascinazione di "Cambiare l'acqua ai fiori", ma anche questo nuovo romanzo della Perrin mi è piaciuto. Quella di Nina, Etienne, Adrien è una bella storia di crescita, amicizia, abbandoni, reincontri, scoperte. E Virginie è una "io narrante" molto interessante e interessata.