Se siete dei lettori vi sarà capitato che qualcuno vi chiedesse che tipo di libri preferiate leggere.
Ne ho conosciuti pochissimi che rispondono con un genere preciso. La risposta più frequente è: "Ah guarda, leggo di tutto".
È una risposta in buona fede ma spesso non corrisponde a verità.
Io, per esempio, che mi sono dichiarata onnivora in parecchie occasioni, non inizierei neanche per sbaglio un libro che promette storie d'amore e buoni sentimenti, storco il naso di fronte ai fantasy e ai libri comici, non mi fido della roba appena pubblicata, non apro un libro di poesie da decenni.
Mi sarei dichiarata allergica anche ai libri western, se mai avessi saputo che un tale genere esistesse anche per i romanzi.
Ma è buona abitudine, ogni tanto, iniziare un libro a caso senza leggere la quarta di copertina.
Landsome Dove era in una manciata di ebook che mi aveva passato un'amica. Venivo da un periodo di soli saggi e avevo voglia di un romanzo. Ne ho pescato uno a caso.
Porca miseria che culo!
Da tempo una storia e i suoi personaggi non mi inseguivano così pretendendo la mia attenzione.
La storia è lunga, il libro ha tante, tantissime pagine (non guardatelo, il cartaceo, se seguite in genere diete frugali). Anche i personaggi sono numerosi ma così ben caratterizzati che non li si può confondere.
Quello di cui ho avuto bisogno è consultare Google maps in più occasioni, ma credo sia più un limite mio che una reale necessità.
Di cosa parla il libro? Di un gruppo di cowboys che, guidati da due ex rangers, rubano una mandria in Messico e la portano fino nel Montana, cinque stati più su, perché hanno sentito dire che là i pascoli sono buoni.
I mediocri muoiono in modo normale, di malattia o in battaglia. Quelli bravi invece sopravvivono a qualunque tragedia per morire poi in modi davvero stupidi.
Ci sono anche tre donne in questo romanzo: la puttana del saloon bella e tostissima, il vecchio amore di uno dei ranger che si è sposata con un inetto per allevare cavalli in un ranch sperduto e una stronza cretina che vabbeh, è stronza e cretina. Anche tra gli uomini, va detto, si trovano ben rappresentate tutte le sfumature dall'intelligenza all'idiozia.
Me l'avessero detta così non avrei neanche letto la prima di quelle 937 pagine (ops, l'ho detto). E mi sarei persa uno dei romanzi più belli che io abbia letto negli ultimi anni.
Nelle prime pagine incontri Augustus che non sta zitto un attimo, l'ombroso capitano Call, il giovane Newt, il nero Deets, lo spilungone Pea Eye. E in men che non si dica ti ritrovi con il culo su un cavallo a cercare di tenere insieme la mandria, a temere gli indiani, a piangere per i compagni che si lasciano per strada, a perdere la speranza in una tempesta e a ritrovarla con il primo raggio di sole.
L'autore Larry McMurtry aveva pensato a questa storia come sceneggiatura per un film con John Wayne, all'inizio degli anni Settanta. Poi non se n'è fatto niente ma da quell'idea ha pensato bene di tirarci fuori questo romanzo con il quale ha vinto il premio Pulitzer nel 1986.
Poi ha vinto anche l'Oscar per la sceneggiatura di Brokeback Mountain, ma questa è un'altra storia.
Ora perdonatemi, ma vorrei togliermi un po' di polvere, lasciare un fiore su una tomba vicino a un fiume del Texas e poi convincere Call a tornare indietro che c'è una cosa importante che deve trovare il coraggio di dire.
(che storia, ragazzi, che storia!!!)