Un testo intelligente e in alcuni punti interessante, soprattutto all'inizio, ma nel complesso si è trattata di una lettura che a me personalmente ha suscitato molta perplessità. La scrittura è scorrevole ma allo stesso tempo si percepisce la fatica dell'autore di giungere a capo di una matassa che gli sfugge di mano. Il sentiero si biforca in troppe direzioni, intrecciando troppi fili (alcuni a mio parere del tutto superflui) e alla fine non mi sembra portare da nessuna parte, ruotando sempre in modo autoreferenziale attorno a se stesso. All'inizio infatti, nel ricostruire la genealogia di Qanon, sembra volerne fare risalire l'origine a Eco e agli stessi Wu Ming. Una tesi interessante ma non sostenuta da prove, solo da una serie di indizi che a me sembrano un paradossale esempio di ciò che l'autore sta denunciando: la tentazione, insita in ciascuno di noi, di voler vedere, nelle briciole di pane che troviamo sparpagliate a terra, un disegno che vede noi come protagonisti.