Ryszard Kapuscinski ci espone frammenti della sua carriera da reporter, dai primi passi fuori dalla Polonia alle esperienze più mature in Africa. Un racconto unito da un filo rosso, ovvero il continuo parallelo con Erodoto, compagno di viaggio cartaceo di Kapuscinski e, come lui, avido investigatore di altre culture. Si passa così dai tumulti di paesi africani post-colonizzazione a battaglie tra greci e persiani, senza soluzione di continuità. Una bella lettura, ma, sebbene le sezioni dedicate ad Erodoto siano estremamente interessanti, tendono ad occupare una parte fin troppo sostanziosa. Avrei preferito che Kapuscinski si fosse soffermato maggiormente sulle proprie esperienze: quelle di un reporter che ha vissuto da vicino trasformazioni storiche epocali e che ha vissuto un tempo in cui un giornalista doveva superare mille peripezie per poter spedire dispacci con il telegrafo.
(cit.) Avevo capito, insomma, che quante più parole avessi conosciuto, tanto più ricco, pieno e variegato mi sarebbe apparso il mondo in cui mi trovavo.