Da vent'anni Konrad lavora alla stesura del suo saggio sull'Udito, "bell'e pronto nella sua testa", ma non ancora messo per iscritto perché non è ancora il momento giusto e per le avverse condizioni esterne: troppo rumore, assenza di rumore, il fastidio dei visitatori, la mancanza di visitatori, e, soprattutto, per la moglie paralitica che lo coinvolge in continui cambi d'abito, o per fargli misurare la muffola che sferruzza da anni e che, mai soddisfatta, continuamente disfa, come una eterna Penelope. Trasferirsi nella fornace, in un totale isolamento, è l'unica possibilità per scrivere finalmente il saggio, ma all'interno di essa si consuma il rapporto masochistico che lega i coniugi in una continua e devastante tortura reciproca e nella sfiancante sperimentazione del "metodo Urbancic" , ovvero la ripetizione nelle orecchie della Konrad, per centinaia/migliaia di volte, di frasi complesse e parole articolate con la U (Urali Uremia Urto Urlo Unicorno Uzzolo...), con la O (Occhio Ora Oro Oblio Odio...), ecc.,. Come è ovvio, Konrad non riuscirà mai ad attuare il suo progetto, portando sé stesso alla rovina e all'omicidio della moglie che verrà uccisa con " due colpi alla nuca, o un colpo solo,o tre colpi o più colpi", secondo quanto riportato in paese. BELLISSIMO!! "Un paio di calze di lana ben calde, comprate una volta a Mannheim in occasione del funerale di mio cugino Alberto, il più giovane dei miei cugini. Mi sono messo anche la giacca nera comprata ad Amburgo. Ho in testa il mio borsalino nero. Naturalmente ho la sciarpa nera attorno al collo. Ai piedi le scarpe nere comprate a Venezia. Bisogna essere prudenti-avrebbe detto Holler, dice Konrad a Fro-si va a un funerale e si piglia la morte. L'ho constatato spesso-avrebbe detto Konrad a Fro-: uno va ad un funerale, prende freddo, e poco dopo si va al suo funerale." "La cosiddetta convivenza ideale è una menzogna e poiché la cosiddetta convivenza ideale non esiste, nessuno ha il diritto di pretenderla. Contrarre un matrimonio, come stringere un'amicizia, vuol dire decidere di sopportare in piena consapevolezza una situazione di doppia disperazione e di doppio esilio, vuol dire passare dall'antinferno della solitudine all'inferno della vita in comune." "La spietatezza anche, e soprattutto, verso se stesso per quanto riguarda il saggio, durante quei decenni che da un lato - a sentir lui - gli erano parsi tanto lunghi da avvilirlo e dall'altro spaventosamente brevi, non gli era certo mancata, gli mancava invece la qualità essenziale: non aver paura di realizzare, di portare a compimento un'opera, non aver semplicemente paura di afferrare la propria testa, con gesto fulmineo e spietato, e ribaltarla, rovesciandone il saggio sulla carta."