Dalla pagina iniziale del libro:
" Eppur li amiamo.
A ben guardarli sono esseri deformi, troppo magri o troppo grassi, sempre con un brufolo nel posto sbagliato, calvizie incipienti, gastroenteriti in agguato, reumatismi recidivi, barbe da ergastolani, piedi troppo grandi, mani inesperte, stanchezze precoci, abulie congenite, pigrizie storiche, attivismi frenetici, intemperanze affettive, hobbies maniacali, tare ereditarie. Senza contare il super io dilatato, l’ego troppo debole, le turbe sessuali, il complesso d’inferiorità, quello di superiorità, il bisogno di risarcimento, la smania di vendetta, il terrore dell’impotenza, il bisogno di affermazione, il complesso di Edipo, la mistica della virilità, la nostalgia dell’utero, il terrore della vagina.
Quella che agli uomini è sconosciuta – perchè di loro si parla – è una sana, vivace, intelligente, gradevole, serena normalità: Se il carattere è sopportabile hanno il colon in subbuglio, se il fisico regge allora crolla il sistema nervoso, se stanno male temono di non guarire, se sono sani hanno paura di ammalarsi. Sempre e comunque gli uomini sono fulgidamente contraddistinti da una perversa, stolida, inalienabile tendenza all’infantilismo, un bisogno inverecondo di essere consolati dagli affronti della vita, dai trabocchetti dell’esistenza, dalle panie della professione: il lavoro che è parcellizzato, la carriera che, si sa, non è più un valore ma porca l’oca sono solo io che non ce la faccio, il contante che manca o al contrario il capitale che incombe, se non mi sbrigo a trovare adeguate forme di investimento va a finire che mi devo contentare di un misero tredici per cento* all’anno ma allora che gusto c’è ad essere miliardari, resta solo la jattura di vivere barricati nel villone per paura dei rapimenti… "