Certamente, ricordo molte scene di gioia: coppie che scelgono le cose insieme, bambini che vengono gratificati dopo tante frustrazioni e tanti no. (Una donna passa lentamente tra gli scaffali delle bambole. La bambina di sei, sette anni che la segue ne reclama una a gran voce. La madre la tira via: «Su, andiamo, te la porterà il Babbo Natale verde». Il Babbo Natale verde è quello del Secours populaire, che distribuisce giocattoli ai figli delle famiglie povere). E la scena della nonna, il bisticcio con la nipotina. («Allora, vuoi il Mon Cicci o il profumo? Cosa preferisci? [Il profumo a quanto pare è già nel cestino.] Non si può aver tutto nella vita. Tu credi che la nonna abbia sempre tutto quello che vuole? Ecco, no, vale anche per te.» «Voglio il Mon Cicci.» La nonna toglie dal cestino il profumo, marca Walt Disney, e lo deposita su un espositore di caramelle lì vicino mentre la bimba corre a prendere il Mon Cicci. Torna stringendo forte il suo giocattolo, una scimmietta. Con un gesto rapido, furtivo, la nonna riafferra il profumo e lo getta nel cestino, senza dire niente, con l’aria scontenta. Sa di aver torto a comportarsi così, ma non riesce a farne a meno. Vuole rendere felice la sua nipotina. Ama essere amata da lei. Nel mondo dell’ipermercato e dell’economia liberale amare i bambini significa comprar loro più cose possibili). Il supermercato è un luogo dove si sceglie di far piacere agli altri oltre che a sé. È un luogo molto vivo.