Ambientato intorno al 500 a.C., dalle coste dell'attuale Turchia alla Sicilia e quindi a Roma ed infine all'Etruria, questo è un romanzo d'avventura per la trama e le varie peripezie del protagonista (a dir la verità poco credibili), storico per l'ambientazione (a dire il vero interessante) fra le popolazioni italiche preromane e fantasy, per l'intrecciarsi continuo fra la vita materiale e quella spirituale, grazie ai continui ricorsi all'intervento degli Dei, che spesso risolvono situazioni pericolose.
Né il protagonista Turms né la sua donna Arsinoe, né altri personaggi, mi hanno particolarmente colpito, comunque è piacevole da leggere.
Lo stile e l’abilità di scrittura di Mika Waltari non si discutono, ma il racconto segue delle iperboli che mi hanno a volte disorientato, passando da situazioni decisamente “terrene” a descrizioni quasi mistiche con venature poetiche, quest’ultime in particolare all’inizio e nel finale del libro.
Tra le situazioni profane si colloca il personaggio di Arsinoe, la donna amata (o odiata, a seconda del caso) dal protagonista e che viene descritta con una tale capacità che viene da pensare che Waltari, tramite lei, abbia qualcosa di privato da raccontare.
Ho come la sensazione che si tratti di un libro in cui è stato coinvolto più l’autore nello scriverlo che io nel leggerlo.
Premettendo il libro mi è piaciuto, molto coinvolgente, si fa leggere, ben scritto.
Ma più che Turms l'Etrusco, l'avrei intitolato l'avventuriero, il Locumone... non so!!" Tutto parla fuorchè degli estruschi.
Si va bene ne parla, ma marginalmente, nel momento che si parla degli estruschi arriva il finale lasciando un po di amaro in bocca.
cmq nel complesso mi è piaciuto tanto che ho comprato già sinuhe l'egiziano.
Che scoperta!
Parte un po'lento, ma con quel pizzicore che ti fa capire esserci qualcosa di buono.
Poi è un continuo crescendo con finale mistico e sognante, abbastanza verosimile in una società, come quella descritta, immersa nella sacralità e modellata sulla religione.
Bella lettura con personaggi ben delineati, anche nelle sfumature più umane e torbide.
Leggerlo può far sognare per qualche ora, attenzione!
Mentre leggevo ero lì. Lì nella storia, le braccia conserte in un angoletto, poggiato a un muro di antiche pietre a guardare le vicende dei personaggi, a osservare e ascoltare le genti che attorno a loro si muovono, gli eventi e la vita di tempi oggi remoti, che scorrono in maniera magistrale. Sembra di essere lì. Almeno, io mi sono sentito lì. Basterebbe questo per dire del libro, se non fosse anche per il primo stupore che non può non derivare dal fatto che chi scrive non è un uomo del Mediterraneo, bensì un finnico, che riporta un senso del "sacro" che ha radici profonde e che è oggi - purtroppo, mi verrebbe da dire - del tutto smarrito, o, se si preferisce, ormai sconosciuto.
...Continua