Il romanzo inizia con “una vibrazione” avuta da Dora, la voce narrante, nel visitare una mostra di Veermer, il 2 settembre 1980.
Sono vibrazioni che si seguono all’interno del libro.
Si intrecciano 3 storie.
Una inventata, anche se con buona parte di personaggi realmente esistiti, tratta del falsario Han Van Meegeren che viene pagato da un misterioso anziano per dipingere un giudizio universale in una piccola cappella in centro Italia.
L’altra racconta il rapporto di amicizia tra Dora e Graziella De Palo, giornalista morta in circostanze ancora nascoste, durante un viaggio in Libano, per indagare sul traffico d’armi tra l’Italia e la Palestina.
La terza è un po’ la storia di Italia nell’ultimo ventennio del secolo scorso, Ustica, la strage di Bologna, Moro.
Ad un certo punto le storie si intrecciano.
All’inizio ho avuto qualche difficoltà nel farmi coinvolgere, poi è stato un crescendo, anche se credo che il finale sia un po’ tirato per i capelli, un modo per cercare la chiusura di un cerchio, che purtroppo chiusura non ha, ma di certo non per colpa della autrice.